Short Version

Partenza 24.01 – Rientro 3.02.2020

Gruppo: CCN & Friends. Totale:7 Super persone

Giorni effettivi in canoa 8

Fiumi discesi: 10 difficolta 1° / 4+°

Bagni:12

Costo della vacanza: All Inclusive: 1.300€

Giudizio complessivo: Superfigata. Da ripetere!!

 

Extended Version

“Ci vogliono 2 pietre focaie per accendere un fuoco”

Marco : “Paolo ne ho 2 maroni al lavoro e non ce la faccio più. Sono al limite, serve un “escape plan“se no non arrivo a primavera.

Paolo: “Marco io non sono al limite, però come si dice, prevenire è meglio che curare. Ci sto!”

Per chi ancora non conoscesse Marco, ottimo ingegnere gestionale, il CV parla chiaro, sfiora l’eccellenza in termini di organizzazione vacanziera.  i fatti non lasciano alcun dubbio. Le 2 volte che siamo stati in Malaysia, al netto di imbarchi e sbarchi sui fiumi, ha guidato sempre Lui le vacanze in termini di svago, cultura e divertimento e non io, pur essendoci vissuto per 2 anni.

“Da soli possiamo fare così poco, insieme possiamo fare così tanto (Casino!)”

Fissiamo la meta, Ecuador, il paradiso del canoista e formiamo il gruppo. Siamo alla fine di ottobre e Zoldy spinge per andarci entro la fine di Novembre. Rapido consulto all’interno del Club ma nessuno sembra avere cosi tanta “fame”. Estendiamo l’invito ad amici di vecchia data ed il gruppo base di 4 persone è formato. Siamo prossimi alla prenotazione ma il mio passaporto non sarà pronto per tempo. Tutto da rifare! La nuova data fissata dal 24.Gen al 3.Feb. Il gruppo sale a 7, chiudiamo le iscrizioni per la regola che oltre 5 si fa solo casino. In 7 il casino sarà assicurato, il divertimento pure!!

Il gruppo è formato da Zoldy, Pante, Carletto ( Cereda ), Antonello, Gigi, GG ed Io.

“L’attesa del piacere è essa stessa piacere”

Dal giorno in cui facciamo il bonifico per l’acquisto dei biglietti aerei, al giorno della partenza, è puro godimento! Le rotture di palle quotidiane e i tanti motivi che normalmente rattristano le giornate, scivolano via. L’energia e la voglia di vacanza canoistica è facilmente palpabile dalla quantità di mess sul gruppo WA ed i giorni trascorrono in un batti baleno. Oltre a Zoldy, che impeccabilmente pianifica le cose importanti del viaggio, c’è chi si è iscritto ai forum Ecuadoreni di canoa, chi ormai conosce sbarchi ed imbarchi meglio di quelli in Valsesia, chi si prepara fisicamente e chi semplicemente se la gode.

“Chi non respira più gli imprevisti della vita è già morto”

Il mio ginocchio SX, invidioso di tutte le attenzioni rivolte unicamente allìernia cervicale, si fa sentire e all’indomani di una corsetta “domenicale” a soli 5gg dalla partenza, zoppico come non mai. Consulto il buon “doc” Claudio e poi visita specialistica di “Corsa”, RM di “Corsa”, infiltrazioni di “Corsa”. Menisco malandato, tendine accettabile, si parte tanto vado in canoa mica a correre!!

“Nella  mia mente c’è una irrazionale scala di valori”

Per risparmiare qualche decina di Euro ci troviamo a fare cose “bulgare” con parcheggi e bagagli, ma il bello della vacanza sta anche in questa mancanza di razionalità e senza accorgercene ci troviamo a bere birra a malpensa alle 3 della mattina e poco dopo sul volo KLM diretto a Quito. Il viaggio “vero” è iniziato. Si parla di tutto e di più ma da buon canoisti “della domenica” si scommette già su chi sarà il primo ad andare bagno, le buone scuse da trovare, le birre da pagare,……

 

“Chi non conosce le lingue straniere non conosce nulla della propria”

All’arrivo il furgone ed il driver ingaggiati dal buon Zoldy ci sono !!,  (siamo in in sudamerica, potrebbe andare diversamente). Il transfer a Baeza va via tranquillo e ci fa capire che qua l’inglese non lo parla quasi nessuno, incluso il nostro driver Fabian, ma tanto chi se ne frega basta aggiungere una “S” alla fine ed il nostro spagnolo sfiora la perfezione.

Siamo a “Casa Rodrigo” per ritirare le barche e iniziano le soprese. Nonosante la superorganizzazione di Zoldy e le garanzie di “Rodrigo”, le barche sono belle conce con saldature che nemmeno al CCN se ne sono viste. I sacchi, inutile gonfiarli, tanto non tengono.

Ostello carino, occupiamo 2 camere opportumente divise tra russatori e non. In zona si vedono un pò di pro americani e canadesi, quindi inutile chiedere info canoistiche. Il target è troppo diverso e noi  vorremmo fare la prima discesa in relax o quasi, ma in zona Baeza 1800mt slm ed i torrenti sono tostarelli. Il piano di Marco prevede prima discesa “El Chacko” del rio Quios, 4- con 1 rapida di 4+ “El Toro” e si sa che in Italia i gradi sono un filino sopravvalutati.

“Chi bene inizia è a metà dell’opera”

La tensione all’imbarco è palpabile anche perché il livello sembra ottimo ed abbondante. Le rapide si susseguono, la rapida chiave è quella del Toro ma non ci è ben chiaro quando la troveremo. Antonello inaugura i giochi e si spara subito un bel bagnone di almeno 200mt, riesce ad arrivare a riva con la pagaia appena prima di un bel rapidone che solo dopo capiremo essere “El Toro”,  ma la sua barca va!!

Usciamo, osserviamo la rapida, siamo ancora in dubbio se è El Toro” e spingo perché dobbiamo correre dietro alla barca di Antonello. Partiamo io ed il Pante, si tentenna sulla via, io voglio fare la “Tiger Line” al centro. Luca all’imbarco mi supera, opta anche lui per la Tiger, ma dopo aver fatto un eskimo a centro rapida finisce nel bucone in fondo a sinistra: loop e bagno. Recuperiamo Luca e la sua barca e nel frattempo Carletto e Gigi fanno anche loro la rapida e con quest’ultimo proseguo alla ricerca della canoa persa di Antonello. Dopo circa 1KM la troviamo incastrata al centro fiume. Fatichiamo a disincastrala, ma la recuperiamo, io faccio un traghettone per capire come affrontare la rapida che risulta impegnativa e nel frattempo arrivano tutti tranne Antonello, che per qualche strano motivo ha deciso di uscire contrariamente alle indicazioni lasciate e alla logica!

“L’unione fa la forza”….ma la fatica rimane!!

Da quel punto l’uscita diciamo che non è prevista nè indicata e da quel giorno che il locali inzieranno a chiamarla “la salida Italiana”. Non faccio in tempo a riunirmi al gruppo e la tensione sopraffà la razioanilità ed il gruppo decide di risalire canoa in spalla al punto dove si “può uscire”. Siamo solo in 2 a voler continuare quindi si esce tutti. Lo sforzo ad uscire si traduce in circa 2 ore di intensa fatica con l’unica consolazione che nella ristampa del libro dei fiumi dell’ecuador saremo citati come quelli che hanno aperto “la salida italiana”. Si prendono vie diverse di uscita ed io risalendo un piccolo ruscello, incontro anche un serpente che prontamente mi fa cambiare direzione. Attraverso una palude e con il fango alle gioncchia penso a tante cose, incluso che è l’habitat ideale per qualche costrittore. Ci ricongiungiamo a circa metà risalita e pur essendo abbastanza allenato mi bruciano i quadricipiti. Ad altri va molto peggio a giudicare dai tempi per uscire e dallo sguardo completamente perso all’arrivo. La mia mente va alle parole del dottore mentre mi faceva l’infiltrazione:  “mi raccomando non esagerare a forzare il ginocchio” ed Io “Dott: tranquillo in canoa le gambe non si usano molto”.

Dopo varie peripezie telefoniche per cercare di spiegare al nostro driver dove siamo, decido di fermare un local su un auto di passaggio per farlo parlare con Fabian il nostro driver. La storia della “s” alla fine non funziona quel granchè.

Ricarichiamo le barche e partiamo. Durante il viaggio ci lecchiamo le ferite ed il pensiero comune è “cazz se questo è il primo giorno, la vacanza sarà lunga”

Dopo avere attraversato frane esagerate sulla strada e raccolto qualche tarantola di significative dimensioni, giusto per un book fotografico degno della vacanza, in serata dopo circa 3 ore, raggiugiamo Tena a 700mt slm. Qua prevediamo di trascorrer 7gg, L’ostello è ideal per canoisti proprio come ci avevano descritto gli amici del KTT. I titolari Pablo e Marcia molto carini, simpatici e molto disponibili. C’è un bel terrazzo attrezzato per passare momenti con gli amici, dove leggere al tramonto disteso sulle amache o stare semplicemente a riflettere sulla vita, cosa ormai rara nella comune frenesia occidentale.

Scopriamo che il nostro driver non ha il garage ed evidentemente lasciare i kayak in strada caricati non è consigliabile. Con immenso dispiacere ogni giorno scarico e carico doppio giusto per allenarci un poco le spalle. A fine vacanza eravamo come un Team da F1.

“Fai almeno una volta al giorno una cosa che ti spaventi”

Unico piccolo intoppo si è verificato quando sotto il portico troviamo un’altra tarantola di significative dimensioni. Da quel giorno, infilarsi in Kayak all’imbarco rappresentava la prima prova di coraggio e da li in poi per scendere le rapide bastava solo tecnica perché le paure erano già superate.

Il ritrovo alla mattina è partito bene, approfittando del JetLeg alle 7:30 eravamo operativi, colazione e poi……l’incubo dei water sudamericani.  Processo di funzionamento WC diverso dai nostri e smaltimento carta a parte. I bagni erano +/- associati alla camera ma essendo tutti amici condividevano un po’ tutto in base alle diverse esigenze. Dopo circa 3-4gg abbiamo capito che in caso di peso specifico molto basso e conseguente elevata galleggiabilità, la possibilità che l’escremento fosse risucchiato era remota e quindi in base all’alimentazione del giorno prima ognuno decideva dove andare a defecare in funzione della prestazione del singolo Water.

Da secondo giorno in poi il programma canoistico è stato perfetto, aumentando progressivamente il livello di difficoltà. Nonostante qualche bagnozzo e le solite scuse alle canoe, il gruppo stava riprendendo fiducia, trascurando forse il reale stato di forma. Tutti iniziano a godere nel pagaiare con giacca a mezze maniche in acqua calda e sotto il piacevole sole equatoriale. Ce la spassiamo alla grande dimenticandoci che l’estate in Italia è finita da 4 mesi e nel giro di pochi giorni, nessuno escluso, cambiamo la pelle come i rettili in primavera.

Sul Piatua alto, a parte qualche casino in fiume,la giornata sarà caratterizzata da 2 cell persi nel giro di 1 ora. Il mio cell perso con tutta la custodia stagna e quello di Zoldy ritrovato zuppo perché privo di custodia.

“Tutti vogliono andare in paradiso ma nessuno vuole morire”

L’indomani si va sullo Jundaki basso, dove l’accesso al fiume ingolato è garantito dalla tribù locale che per 5$ offre un servizio “obbligatorio” di trasporto tramite un sentiero irto e fangoso in mezzo alla giugla. Spero che i video fatti rendano l’idea di cosa queste persone, quasi tutte ragazze, siano in grado di fare, perché non sono in grado di descriverlo. Loro con le barche in testa, meno di 20’ erano giù al fiume, noi tutti ben attrezzati e senza canoe 30’ facendo anche qualche bel volo. Il fiume risulta essere bello dal punto di vista canoistico, superlativo dal punto di vista scenografico. Gola molto alta, giungla lussureggiante con piccole cascatelle che si alternano ad alberi altissimo fusto che svettano dal folto della vegetazione per poter prendere luce. I canti degli uccelli, che spesso compaiono con i loro colori sgargianti, ben si intanono con agli altri suoni della giungla. Ebbene si, il paradiso lo immagino proprio così ! Al termine della gola ci immettiamo nell’Hollin e la portata diventa molto importante, rapidoni non complessi con onde da godimento puro e buchi da evitare perché qua la corda non aiuterebbe!!

Allo sbarco “finalmente” l’imprevisto arriva: il nostro driver Fabian non c’è! Chi sclera, chi si incazza, chi cerca di fare qualcosa, ma qua siamo in sudamerica non in finlandia. Dopo circa 2 ore di massacro puro da parte dei moscerini, arriva Fabian con altro mezzo perché il suo è “fuso”. Fino alla fine della vacanza sarà un alternanza di pick-up e furgoni sempre diversi che comunque fanno il loro dovere, portandoci agli imbarchi.

“Se uno è sempre cauto, può restare un essere umano?”

Ci troviamo sul Piatua Lower, il livello è buono è decisamente più “morbido” del tratto alto fatto 2gg prima. Dalla descrizione il tratto è simile al pezzo alto, ad eccezione di 1 rapida dove si consiglia scout e sicura perché il buco è di quelli belli. Sto bene e quindi sto davanti ad aprire le rapide che si susseguono senza grossi casini fino a quando arriviamo proprio li, dico a GG e agli altri di fermarsi, io faccio ancora un paio di passaggi a vista ma mi rendo conto che ormai ci sono dentro, taglio da Dx e Sx, sfrutto un boccione per fare un bel buff e sono in morta. Traghetto e buff di nuovo sul bell’imbuto di Sx. Appena possibile mi fermo, guardo la rapida da sotto e capisco che è questa la rapida più complessa. Esco dando indicazioni di uscire a fare scout e così viene fatto. Tutti un po’ perplessi, l’unico molto convinto è Marco che senza pensarci troppo, torna alla barca, se la carica in spalla ed inizia a trasbordare, per la serie siamo qua a divertirci e non per cacargi addosso. Mentre dal fondo rapida indico anche una chicken tutta Sx per evitare il trasbordo, il gruppo continua a guardare la “tiger line” ma alla fine la decisione sembra essere la cicken. Il Pante parte, e non nuovo alle improvvisate, opta per la tiger. Passa il primo buco, fa un testa coda ed entra nel bucone finale di retro. I quasi 50 secondi che seguono sono da cineteca dei bagni. Il mio lancio di corda risulta vano, troppo lontano ma per fortuna arriva Zoldy che trasbordando è allo scuro di tutto, ma si trova a fare un facile lancio di corda e recupera il buon Pante evitandogli l’ennesima frullata. Nell’ora successiva succede di tutto, incluso 2 bagni di GG sulla stessa rapida a 50mt di distanza ma ci riprendiamo e arriviamo allo sbarco, provati ma felici, forse il tratto più bello sceso fino a quel giorno.

Alla sera c’e’ chi spinge per fare anche l’indomani un fiume frizzante, ma la maggioranza vuole completare la vacanza più in Relax. Di notte piove molto e alla mattina decidiamo di scendere il Tena, il fiume di casa. Non male da un punto di vista canoistico, ma il più impersonale tra quelli discesi,comunque in grado di battezzare qualcuno.

Siamo canoisti e abbiamo un visione distorta del piacere ma quando possibile sfruttiamo il pomeriggio, facendo anche i turisti: visitiamo parchi naturali con scimmie e caimani, grotte, giardino dei colibrì…..e non perdiamo l’occasione anche per tornare ad essere bambini divertendoci in piscina.

L’ultima sera facciamo un po’ di baldoria al “Galeria”, locale più trendy di Tena ed effettivamente siamo colpiti da quante ragazze ci siano e quanti pochi ragazzi. Qui c’è chi si riscatta in modo clamoroso. Se in fiume “sta nel mazzo”  in Disco è certamente in N.1 e senza pensarci troppo lo troviamo sul cubo a ballare risultando irresistibile per la “mamita” del posto.

Io e Gigi, che abbiamo optato per una discesa impegnativa il giorno successivo, abbondoniamo la serata in anticipo, mentre tutti gli altri si fermano ancora a fare baldoria. Dopo oltre una settimana all’ostello ancora non ci è chiaro come fare ad aprire il cancelletto: forse per la pioggia battente o qualche caipirina di troppo, siamo costretti a scavalcare per tornare in camera.

“Se sei pronto a correre il rischio, la vita dall’altra parte è spettacolare”

Piove tutta notte ma non cambiamo il piano, io e Gigi optiamo per un Piatua integrale che contiamo di fare in meno di 4 ore perché poi alla sera bisognerà ripartire per Baeza. Piove a dirotto ! L’altro gruppo si imbarcherà sul fiume Jundaku, tratto commerciale facile ma trovato anch’esso in piena. Io e Gigi, ci imbarchiamo sul tratto superiore del Piatua, dicendoci: “o sarà la discesa della vacanza o la cazzata della vacanza”. Io davanti Gigi a ruota. Il fiume quasi irriconoscibile rispetto ai giorni precedenti. Scendiamo alla grande a parte la mia Phantom completamente in verticale al centro di una delle tante rapide. Dopo 1h15 di puro godimento arriviamo allo sbarco del tratto alto e qua dobbiamo uscire. Il fiume è ormai diventato marrone e dobbiamo uscire per evitare di fare la cazzata. Un po di cinema per recupera l’autista che ci aspettava allo sbarco inferiore, ma tutto e bene cio che finisce bene ed io e gigi siamo ora più che soddisfatti!!

Ci ricongiungiamo con il resto del gruppo, anche loro molto contenti e si riparte per Baeza, tappa intermedia vs Quito dove dobbiamo restituire le canoe, più malconcie di quando le abbiamo prese. In particolare la mia Phantom a 2 extra tagli sul fondo che mi hanno tormentato quasi da subito mentre la Ace di Zoldy ha la punta modello “Pack-man” a causa di un impuntamento. Rodrigo rompe un pò le palle per la Phantom ma io non avendo fatto bagni o altre cazzate mi impongo di forza e non mi faccio scucire soldi impropriamente. Per la Spade è di verso perché il colpo c’è stato e si vede, “Vabbè 50$ glieli diamo!!”

Alla mattina ci raggiunge Fabian il Driver originale con il furgone aggiustato, + o -,  e dopo aver fatto il passo a 4000mt slm prendiamo una la vecchia strada per Quito dove molti cartelli indicano la presenza di Orsi. Ogni riaccensione del mezzo è un’impresa e l’odore di gasolio è ormai parte integrante del gruppo. Giungiamo finalmente alla capitale, che merita una visita. E’ domenica il centro pullula di gente e nelle strade c’è di tutto, lucidascarpe, chi balla, chi fa gelato come si faceva 1 secolo fa, bambini, teatranti, mini barbecue di carne e tanto altro. Il centro coloniale è ben tenuto ma come mi succede da anni, più che palazzi, monumenti e chiese, quello che mi attira sono le persone, così simili e diverse da noi.

Visita finale al mercato artigianale dove si può comprare un po di tutto ma di certo i colori delle cuffie ed i maglioni sono le cose più attrattive.

Salutiamo, Fabian bravo tipo con pessimo furgone e senza accorgencene ci troviamo sull’aereo di ritorno.

Nello scalo di Parigi, incontriamo molta gente con la mascherina e ritorniamo alla quotidianità.

Come tutte le cose belle anche questa vacanza è volata. Il posto è superlativo come il gruppo con cui ho condiviso questi giorni.

Questa vacanza è finita ma già si sta pensando alla prossima!