Il ginepraio

Capita, a volte capita e allora o sei pronto o divieni obsoleto, scrivo dei cambiamenti, a volta repentini che modificano lievemente o stravolgono il senso della tua vita. Piccolo passo indietro nel tempo, inizio febbraio, il primo venerdì sera quello dedito alla riunione del direttivo del club. La riunione è discussa senza nessun patema, gli argomenti da trattare s’incatenano uno appresso all’altro e dibattuti con l’attenzione dovuta, cioè una frase, un boccale di birra, un’altra frase e altra birra in gargarozzo, qualche patatina e due arachidi, ancora una frase e birra e il serio dibattimento sull’ordine del giorno viene ogni tanto spezzato da qualche battuta di spirito, una solita riunione del direttivo, fatta ma senza prendersi troppo sul serio, quel tanto che basta insomma. Si arriva quasi al termine del conclave, titoli in sommario esauriti e la parola passa a chi voglia proporre qualche idea ed ecco un dito puntato al soffitto, vuole la parola un socio presente, lo chiamerò con un nome fittizio per non esporlo a conseguenze inaspettate, dunque lo chiamerò Giorgio. Espone la sua proposta con dovizia partendo sottotono, sembra per non svegliare il can che dorme, fino ad arrivare al punto principe del trattato che gela il tempo. La sua infausta proposta è quella di creare un gruppo in seno al club che faccia canoa da lago e mare! Anche le cimici che, solitamente, ronzano attorno alle lampade bloccano il volo, i partecipanti alla riunione attoniti versano uno sguardo perso volto al nulla, per qualche istante le meningi rifiutano i collegamenti sinaptici e il vuoto regna. Si rientra nella realtà con un attimo di confusa conoscenza del percepito, ognuno di coloro sia seduto attorno a quel tavolo in codesta sera per anni ha repulso una proposta del genere, anche con pubblico sdegno. Le parole tardano a uscire da bocca, la risposta a Giorgio si aspetta sia quella che per anni è stata, la completa indisponibilità del club verso tale proponimento, non sia mai che il CCN venga contaminato con quel che non sia altro che kayak d’acqua bianca, blasfemia il solo pensiero di canoe d’acqua piatta. I neuroni, anche se pochi, incominciano a riprendere la loro normale funzionalità, il gelo scema e il verbo riprende fiducia, le prime risposte indirizzate a Giorgio non son altro che brevi frasi senza costrutto logico, un’incomprensibile successione di vocaboli messi a casaccio. Insomma che qualcuno prenda una decisa posizione e che ribatta, come un po’ tutti ci s’aspetta, punto su punto alla proposta e in modo negativo, a prescindere. Stupore, l’assemblea tentenna, le certezze d’un tempo non sono più presenti, prima uno e poi un altro stanno valutando che l’idea non sia da scartare a priori, anzi. Anche gli altri si uniscono al coro, annuiscono e convergono sull’ipotesi di provare a creare una sezione acqua piatta ma poi ognuno, decisamente, mette il suo paletto che sia argine alla prorompenza di Giorgio e perciò si ai kayak da mare ma prima si veda se l’interesse entro e fuori i confini del club sia di alto gradimento, che un preventivo di acquisto di canoe venga fatto a tempi brevi, che prima di ogni acquisto per barche ed attrezzatura atte lo scopo sia soddisfatto il requisito di fattibilità e la logistica della sede possa ricoverare il materiale od altrimenti ricercare una soluzione adatta all’uopo. Quello che pensavo avvenisse alla fine non s’è avverato, mi aspettavo che gli ortodossi CCN sbottassero e lanciassero anatemi alla guisa del proponente, che la discussione s’alzasse di decibel sino alla soglia della molestia fonica, che gli strali lanciati sommergessero in maniera tombale l’idea e invece no, l’accettazione del progetto da parte dell’assemblea in modo unanime mi stupisce e sono piacevolmente sorpreso. Si chiude la serata con la certezza di non essere certi di cosa abbiamo fatto. Io, dal mio canto, subito il giorno appresso abbozzo un simbolo grafico che identifichi la sezione mare, e la propongo via web, il riscontro è più che positivo, contatto Giorgio, lo informo e gli richiedo la ricerca di una denominazione per il gruppo. Riprendo la bozza la modifico ed aggiungo il nome concordato, la canoa curiosa, ed invio il simbolo per l’approvazione di Giorgio. Avuto il suo benestare lo pubblico e lo presento al popolo. Gioia e dolori. Dai social l’apprezzamento è alto ed io mi crogiolo nel piacere narciso ma poi incominciano ad arrivare anche risposte negative dai duri e puri del club, ad un certo punto mi sento come il peschereccio nel film “la tempesta perfetta”, dove possenti ondate frangono da bordo e da babordo minando la stabilità e minacciando l’affondamento, ma poi le acque tornano chete e la navigazione prosegue sicura. Qualche giorno dopo mi s’informa che Giorgio ha stracciato un prezzo da saldo per tre fiammanti canoe da mare dal suo “spacciatore di kayak” come lui lo definisce e il direttivo del club, riunitosi in edizione straordinaria, da il suo consenso per l’acquisto. Altro giro di messaggi e  carico la novella in rete, finita la bonaccia, i marosi di prima riprendono a tormentare la barca e, ben vedendo, con più veemenza. Sul cellulare i plurimi messaggi inviati  dettano la monotona manfrina del < ma perché, ma cosa serve, ma cosa vuol dire, ma quando mai, ma a che scopo > e via dicendo e nulla è valso cercare di ribattere con ponderata ragionevolezza, quando i denti s’arrotano difficilmente poi non s’azzanna. Mi rendo conto, anzi ci rendiamo conto di aver come messo la testa in un ginepraio, scatenando la stizza di fedeli  conservatori del tempo che fu, non propensi al cambiamento, ma tant’è, ormai è fatta, i kayak in arrivo e la nuova avventura targata CCN prenderà il largo, sarà un’offerta vincente? Chi lo sa, spero solo non sia una debacle  per non dare adito agli scettici di quest’ore a riprendere a soffiare feroci raffiche di bora all’indirizzo della povera barchetta malconcia.                                                                           Fox57