Ripercorriamo il pomeriggio finalmente giallo a ritroso; omettiamo tutta quella parte “ignorante” della nostra attività che prevede un lungo iter preparatorio e arriviamo al fatidico momento in cui ci si spoglia di muta, annessi e connessi.
Siamo alla fine del nostro periplo del lago di Endine. Tramonto perfetto con luce suadente, goduto dal molo tutti insieme tra buon cibo, chiacchiere e l’inevitabile brindisi.
Qualcuno sottolinea che può bastare solo questo per giustificare l’uscita, ma qui siamo alla fine, quindi, andando avanti anzi no… indietro, raccontiamo che al tredicesimo chilometro ci siamo goduti un delizioso angolo di lago ricoperto da canneti e, ospiti di folaghe e altri anatidi, abbiamo percorso un romantico canale di acqua dorata. In sequenza ci sono stati: la riva ovest, un po’ più antropizzata della dirimpettaia, che abbiamo conquistato con leggera brezza a nostro vantaggio e con dubbi amletici legati a parallelismi e perpendicolarismi; il siparietto con disco kayak sull’acqua ( inevitabile vista la musica invadente del bar sulla spiaggia ); il canale a nord che inoltra in angoli paciosi e sereni nascosti da canneti; la riva est molto naturale con vista sui verdissimi e tondeggianti monti simili a seni che contornano uno specchio di acqua limpida e invitante.
Ahimè già all’ imbarco abbiamo rotto le scatole agli onnipresenti pescatori che colonizzano ogni spiraglio e spiaggia del lago con macchinari infernali a centomila fili e tende mimetiche, ma il lago si sa è di tutti e la convivenza cordiale e opportuna.
Alla fine siamo ancora asciutti perché è il momento dell ’imbarco, l’inizio di tutto, ma tornando sopra, alle prime righe, cioè alla fine della giornata quando rimetti i piedi a terra e cammini come il primo uomo sulla luna, qualcuno fa una domanda con tono esterefatto: “ Ma con il Kayak lago mare ci si bagna così tanto?” L’ardua risposta non ci viene, quindi in alto i calici e grazie a tutti per la bella giornata!
Manu