Giovedì di festa, si decide di fare qualcosa di tranquillo così da portare anche qualche novizio, le opzioni erano san Bernardino basso oppure… Agogna.
siamo io, Nicho, Fede Ciulu, Lucilla, Rachele, Luca Meda, Gianluca e Aldo
Si decide per la seconda opzione, fede l’ha già fatta, acqua dovrebbe essercene, speriamo che non ci siano troppe piante.
Fatichiamo a trovare l’imbarco e durante la strada qualcuno esprime dubbi sulla fattibilità del “fiume”, che più che fiume sembra un canalino di scolo
Ci imbarchiamo in un posto che sembra essere quello indicato su ck, il fosso largo il giusto per far passare il kayak. apro io stando un pezzettino più avanti,così in caso in caso di ostacoli riusciamo a fermarci per tempo.
Giro la curva e… fischio. Artificiale. Il report non parlava di nessun artificiale. Poco male, lo scoutiamo e capiamo che è fattibile: alcuni di noi lo fanno, altri trasbordano.
Subito dopo c’è un bel pezzetto impestato di rami, dobbiamo trasbordarlo tutti, qui comincia a far capolino l’idea che non ci siamo imbarcati nel punto giusto.
Scendiamo 200 metri in kayak e dobbiamo trasbordare ancora. Poi altri 200 metri, altro trasbordo. 200 metri. Trasbordo. 200 metri. Bagno. 200 metri. Pianta di traverso. Trasbordo. 50 metri. Bagno.
Così per i primi 2 kilometri, in 2 ore.
Ad un certo punto Luca, Lucilla e Rachele decidono di uscire, torneranno alle macchine. il resto della compagnia decide di continuare.
Da qui il percorso si apre, da 1 metro il fiume diventa largo almeno 2 e mezzo, le rapide si fanno più interessanti, e il paesaggio cambia, siamo in una piccola gola
Alcune rapide richiedono scouting, spesso dobbiamo fermarci a causa di rami o artificiali e il tempo passa.
Sono le 16, nel giro di un’ora avrebbe fatto buio. C’è da sbrigarsi, un fosso impestato di rami al buio non è esattamente il sogno di ogni canoista, così acceleriamo
arriviamo a un ponte e vediamo dei kayak sulla riva: incontriamo il Bat e altri turbighesi che sono sbarcati lì: ci dicono che per arrivare al punto che avevamo designato come sbarco ci avremmo messo almeno un’oretta e che sì, abbiamo cannato imbarco, anche di un bel po’.
Cominciamo a pagaiare come atleti che Sam Sutton spostati quest’anno la Sickline l’avremmo vinta noi, ma rami e artificiali continuano a rallentarci, il Bat ci ha parlato di una nuova centrale da trasbordare assolutamente, il che non aiuta.
In un passaggio stretto Gianluca e Aldo rischiano di fare con dei rami, menomale non succede niente, solo un innocente bagnetto.
Arriviamo in vista della centrale e usciamo, due signori che abitano lì ci vedono e, molto straniti, rispondono alle nostre domande. Ci parlano di un salto artificiale, di un altro sbarramento… per fortuna ci dicono che siamo arrivati a 500 metri dallo sbarco designato. decidiamo di farcela a piedi per evitare casini.
Arrivati alle macchine incontriamo i tre che ci eravamo lasciati dietro che ormai ci davano per dispersi, e soprattutto ci odiavano, perché erano ancora vestiti da canoa e bagnati
Giusto il tempo di cambiarci ed è buio
Mai successo che una stecca risultasse così faticosa, probabilmente sari stato più tranquillo a fare cascate da 50 metri piuttosto che fare slalom tra gli alberi al buio.

Scena epica della giornata: Luca che mentre svuota la canoa viene attaccato da alcune mucche e si lancia nel fosso per evitarle.

Carlo Gatti